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Duecento sculture e dipinti italiani e stranieri esposti al pubblico fino al 17 marzo del prossimo anno
per rappresentare quel «complesso di idee concernente la storia e il destino dell’uomo e il ruolo dell’artista visionario in quanto araldo e inauguratore di un nuovo mondo»: così il
critico letterario statunitense Meyer Howard Abrams ebbe a definire il Romanticismo, protagonista di una bellissima mostra in programma fino al prossimo 19 marzo a Milano.

Le Gallerie d’Italia e il Museo Poldi Pezzoli ospitano infatti “Romanticismo”, a cura di Fernando Mazzocca, la prima esposizione dedicata al contributo italiano al movimento protagonista del radicale cambiamento della sensibilità e dell’immaginario collettivo occidentale durante la prima metà del XIX secolo.

Si tratta di un’ampia selezione di opere dei più importanti interpreti che diedero vita a una straordinaria rivoluzione creativa (immediatamente successiva in effetti a una vera Rivoluzione, quella francese), uomini nei quali abitava «l’istinto del Bello», per usare le parole di Baudelaire, assetati «di tutto ciò che è al di là e che la vita gli svela».

Si va da Francesco Hayez a Jean-Baptiste Camille Corot, da Angelo Inganni a Caspar David, da Pietro Tenerani a William Turner, da Giacinto Gigante a Franz Ludwig Catel, da Lorenzo Bartolini a Joseph Mallor.

Un incontro imperdibile con un movimento culturale i cui protagonisti desideravano «dare a ciò che è comune un senso elevato, al consueto un aspetto misterioso, al noto la dignità dell’ignoto, al finito un’apparenza infinita» (Novalis).

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